Finalmente è finito anche questo Festival. L'ennesima polemica sul palco, l'ennesima manifestazione dal dubbio risultato, nonchè di dubbio gusto.
Quest'anno sono insorti anche i musicisti dell'orchestra, questo fa riflettere e non poco. Il risultato finale vede al primo posto Valerio Scanu, al secondo il trio Pupo-Emanuele Filiberto-Luca Canonici ed al terzo posto Marco Mengoni. Di nuovo lo spettro del voto truccato, di nuovo due reality che portano popolarità e (forse) una vittoria annunciata. Al centro come ago della bilancia, non poteva mancare il fischiato inno patriottico alla buona firmato Pupo-Emanuele.
I dubbi sono leciti, anche se Scanu e Mengoni hanno dalla loro la grande visibilità della televisione. Ma certo è che l'orchestra ha tutto il diritto di insorgere perchè effettivamente determinati risultati mettono abbondantemente in secondo piano qualità canore ed interpretative, sorvolando sui testi. Il pubblico dovrebbe essere sovrano, e mettiamo da parte anche tutte le illazioni sul festival giocato a tavolino dalle major e concentriamoci sui voti, quei famigerati voti da casa. Perchè è inquietante porsi certe domande. Cosa votano gli italiani? Che considerazione hanno del talento? Perchè scartano a priori pezzi decisamente più interessanti per votare quelli che sono i beniamini da coccola della sera o canzoni di non così grande spessore? Quanti davvero identificano il trio vincitore del festival come emblema della musica italiana. Inutile attendere risposte che non arriveranno mai. La realtà è che per gli italiani, questi vincitori portano alta la nostra bandiera nel mondo. Noi, popolo di cultura musicale e sovrani della melodia, passiamo lo scettro che terrà alta la nostra bandiera per un altro anno a Scanu, Pupo-Emanuele Filiberto-Luca Canonici e Mengoni. Cara Italia, amore mio, io sto con l'orchestra sanremese. Ho gettato lo spartito già dalla prima serata (guardando con occhio interrogativo il Direttore Artistico e la Signora Clerici) sperando che stenda un velo pietoso su questa manifestazione sempre più sull'orlo del ridicolo.
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